Dire Rio è dire, in termini molto sintetici, la storia della nautica italiana. Conosco la famiglia Scarani da quasi quarant’anni, da quando cioè “giocavamo” insieme a provare barchette che oggi sarebbero microscopiche, create con l’illusione di dare uno scafo ad ogni famiglia italiana.
Ci fu in tempi storici anche la speranza nei materiali termoformati, che, con l’appoggio della grande industria, permettevano la possibilità di stampare natanti dai 3 ai 4 metri di lunghezza quasi con la stessa semplicità e rapidità con cui si fanno le frittelle. Barchette tecnologiche per quei tempi, inaffondabili e pure graziose. L’estetica è sempre stata un pezzo forte di Rio.
Sono stati tempi di grandi speranze, forse anche di grandi illusioni: ma tempi pionieristici, dove il futuro appariva pieno di promesse per la piccola e piccolissima nautica, per il Paese, per tutti noi. Poi sappiamo come è andata: per la nautica e per il Paese stesso.
Oggi gli Scarani sono affiancati dall’ultima generazione, che lavora bene e segue le orme degli anziani. E le barche sono cresciute, si sono diversificate e specializzate, hanno assunto anche toni internazionali. Con la conferma che il marchio Rio è stato, è e rimarrà una garanzia a livello mondiale, con una gamma molto articolata, che copre non soltanto il settore dei natanti, ma anche quello delle imbarcazioni. Come i recentissimi Colorado 54 piedi che continuano la storia di questa grande famiglia nautica.
Antonio Fulvi
Giornalista “pioniere della nautica” e Direttore “La Gazzetta Marittima”